Il test di paternità in gravidanza è un metodo definitivo per determinare durante la gravidanza se un uomo è effettivamente il padre di un bambino. Il test di paternità prenatale può essere preso in considerazione da coloro, i quali vogliano risolvere eventuali dubbi sulla paternità del bambino senza la lunga ansiosa attesa che questi sia nato. Tuttavia questo test di paternità non è senza rischi per la salute del bambino ed implica una serie di considerazioni di ordine etico/morale.

Il test di paternità del DNA può essere tecnicamente effettuato prima che il bambino sia nato, in questo caso si parla di test di paternità in gravidanza o test di paternità prenatale.

Test di Paternità Prenatale Non Invasivo

È possibile fare un test di paternità prenatale non invasive usando solo un campione di sangue dalla madre gravida ed un altro dal presunto padre. Questo test di paternità prenatale ha tanti vantaggi paragonato ai test invasivi come l’amniocentesi e la villocentesi. Il test è reso possibile dal fatto che una donna in cinta porta il DNA fetale nel suo sangue. Usando tecnologie molto avanzate sono analizzate quelli che sono chiamati SNP o Polimorfismi a singolo nucleotide. In contrasto ad un test di paternità dopo la nascita del bambino, dove vengono analizzati 21 marcatori genetici, nel test prenatale non invasivo vengono analizzati fino a 300,000. Il DNA analizzato nei test non invasivi può essere DNA nucleato o DNA fetale extracellulare; i test che usano il secondo tipo di DNA danno risultati più attendibili.

Il DNA del bambino per il test di paternità in gravidanza viene preparato da cellule fetali ottenute con uno di due metodi differenti amniocentesi o villocentesi, che possono essere utilizzati a seconda del periodo di gravidanza e delle raccomandazioni della struttura medica di riferimento.

Test di paternità in gravidanza: un test di paternità prima della nascita del bambino

L’ amniocentesi, che si effettua generalmente tra la 14ma e la 20ma settimana di gestazione, e’ una procedura piuttosto invasiva e comporta l’inserimento di un ago attraverso l’addome, che, sotto la guida di una sonda ecografica, raggiunge il sacco amniotico e consente il prelievo di liquido amniotico e cellule amniotiche, contenenti il DNA fetale necessario ad effettuare il test di paternità in gravidanza. La villocentesi può essere eseguita più precocemente, gia’ attorno alla 10ma-13ma settimana di gestazione, e comporta il prelievo trans-addominale o trans-cervicale, anche in questo caso eco guidato, di un campione di villi coriali, che costituiscono la parte embrionale della placenta.
In entrambi i casi per l’esecuzione del test di paternità prenatale e’ necessario il prelievo di campioni di saliva della madre e del padre presunto mediante tamponi orali. La partecipazione della madre al test di paternità prenatale è necessaria, per distinguere il suo DNA da quello del bambino nel campione prenatale, che contiene cellule di entrambi.

Effettuare l’analisi del DNA in gravidanza e stabilire la paternità biologica in maniera certa e’ importante per diversi ordini di motivi: proteggere i diritti del bambino, assicurandogli ancor prima della nascita benefici legali e medico-sociali; rafforzare il legame con il padre durante la gravidanza; assicurare la salute del bambino, fornendo una storia medica familiare, che può aiutare il medico nel definire diagnosi e trattare precocemente eventuali malattie ereditarie.

Considerazioni mediche ed etiche sul test di paternità in gravidanza

Effettuare il test di paternità in gravidanza, comporta dei rischi, che sono associati con il prelievo del campione fetale. Poiché amniocentesi e villocentesi sono delle procedure invasive, esiste il rischio di infezioni e non si può escludere la possibilità di danneggiare o stressare il feto ed indurre un’interruzione di gravidanza; pertanto, le analisi del DNA in gravidanza sono spesso sconsigliate se condotte per la sola ragione di conoscere la paternità.

Amniocentesi e villocentesi sono  spesso eseguite anche per effettuare indagini citogenetiche per la diagnosi di malattie cromosomiche (es: Syndrome di Down) o per la determinazione del sesso (es: malattie legate cromosoma X), nonché per eseguire analisi del DNA per la diagnosi di malattie ereditarie.

Questioni etiche si basano sul fatto che effettuare il test prenatale di per sé potrebbe indurre a pensare di interrompere la gravidanza, se i risultati non siano quelli auspicati o se si evidenzino gravi malattie a carico del nascituro. Questo tipo di motivazioni inducono alcuni medici obiettori di coscienza a rifiutarsi di praticare le procedure.

D’altra parte il test di paternità dovrebbe essere idealmente eseguito dopo la nascita del bambino. Questo test di paternità post-natale non comporta alcun rischio o problema etico, il prelievo può essere effettuto per via orale con un normale tampone ed è più economico perché, a differenza del test di paternità prenatale, non richiede un medico specialista. Potete leggere di piu visitando questa pagina.

Tutte queste considerazioni dimostrano che è importante avere un informazione approfondita prima di decidere di eseguire un test di paternità in gravidanza ed esser convinti che sia giustificato il rischio del prelievo.